mercoledì 29 giugno 2011

Infrangibile

Un bicchiere infrangibile e foglie d'alloro. Un lungo corridoio in cui giocare a Un due tre stella. Questo hanno di bello i ricordi, si mescolano. 
Credo di aver pensato ai miei nonni ieri sera, quando mi sono buttata sul letto perdendo i sensi, e stamattina al risveglio avevo questo in mente. Un bicchiere infrangibile e foglie d'alloro: la mia nonna paterna. 
E' lì, tutta racchiusa in quest'immagine che è un ricordo concreto - da qualche parte quel bicchiere deve esistere ancora -  il correlativo oggettivo di mia nonna Italia.

Perché non riesco a ricordare altro? A volte mi giustifico dicendo che ero piccola, avevo solo 8 anni. Eppure a 8 anni e mezzo la situazione era la stessa: un bicchiere infrangibile e foglie d'alloro. 
Non me ne capacitavo: tutti i ricordi dove erano svaniti? E mi giustificavo ancora dicendomi che abitavamo lontani, che forse era normale. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a produrre immagini che ritraessero mia nonna, o me e mia nonna insieme. 
Un quadretto appeso affianco al suo letto matrimoniale, la riproduzione di una maternità di Raffaello, ecco, un altro ricordo: ogni volta che mi capita di rivederlo penso a lei. 
Ma a cosa penso in realtà? Mi accorgo che quel dipinto mi ricorda Lei, ma questo Lei è un nome astratto, è solo un'idea, è nebbia, è una foto slavata. Non esiste. Non è nulla. Non è un sorriso, non è una mano. Dov'è finita?
Mi fermo. Ricordare non è facile. 
La mia mente rende tutto vago, indistinto. Come se fuori da me non esistesse niente.

giovedì 23 giugno 2011

Maybe Later

Il mio povero blog langue, ma non le mirabolanti idee che sbucano ogni giorno tra le pieghe del mio cervello - così mirabolanti da sparire un istante dopo essere apparse. 
Oggi, nell'attesa di trovare il tempo per buttarle giù sotto forma di parole umanamente comprensibili, recupero una paginetta appartenuta al mio vecchio blog, datata 28 agosto 2009. Ora, il caro estinto è stato chiuso perché avevo compreso nel profondo di non essere fatta per scrivere un blog, salvo poi aprirne un altro (questo qua) un paio di mesi dopo, a lutto ancora pieno.
Non ne ho sentito la mancanza per un solo secondo: scrivere senza sentirsi falsi è quasi impossibile. La sensazione di stare scrivendo apposta per farsi leggere è qualcosa di odioso - poi magari non ti legge nessuno, ed è un bene - e starsene lì a pesare ogni parola, a centellinare i pensieri, mi ha portata a scrivere, in un blog di due anni, 4 o 5 post, non di più, di poche poche righe ciascuno, e quelle poche righe erano state spremute da una mente vigliacca e imbrigliata che voleva esporsi timidamente e presuntuosamente, senza tirare fuori nulla di sé. Non mi è servito a nulla, e salvo solamente questa paginetta che tra poco riporterò.
La salvo perché è dedicata ad una persona, un'amica, perché è dedicata ad un ricordo di tanti anni fa e perché, in un qualche modo, mi influenza ancora adesso.
Eccola qua.

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